The Words
Ho visto The Words qualche settimana fa. Vedendolo, mi sono ricordato della mia regola d’oro cinematografica: i film migliori sono quelli che non vengono pubblicizzati molto, quelli che richiedono un cercare e uno scrutare da parte dello spettatore. Quelli che non sono accompagnati da clamore, dall’ansia dell’uscita. In questo blog, del resto, ho sempre recensito questo genere di film. The Words è intenso, come intense sono le parole di un buon romanzo. Come un buon romanzo, non è quasi mai quello che ti invitano a comprare. Come un buon romanzo, ti capita di incontrarlo quasi sempre per caso. Ecco, vedere The Words è stato un vero e proprio “incontro”. Come quello del protagonista, che trova per caso il miglior romanzo che abbia mai letto, abbandonato, perso. Parole che grondavano vita, parole non sue e delle quali si approprierà. Bisogna ricordarsi di questo: quando le parole divengono arte, viaggiano, migrano, ma restano ancora invischiate a quelle gioie e a quei dolori da cui sono nate, con una sublime colpa verso ciò che non le accompagna più. “Mi dispiace”, dice ogni verso, ogni pagina, verso quelle cose.