Cloud Atlas – L’atlante delle nuvole
Non c’è decostruzione senza ricostruzione. Non c’è frammento senza ricomposizione. All’inizio Cloud Altas disorienta: più complesso del libro di David Mitchell da cui è tratto, più ambizioso. Lo stesso Mitchell è intervenuto per rendere il tutto ancora più efficace. Il risultato è un film fatto di vite che si completano come tessere, anime che si muovono come nuvole, invii di lettere, plichi, memorie attraverso i secoli. Tutti i grandi temi della vita sono toccati, raggiungendo il punto filosoficamente più alto nella storia del clone Sonmi (che verrà discussa – questo è spoiler – nel mio prossimo libro di pop filosofia, che uscirà a ottobre). Ogni composizione è manchevole. Ogni composizione si trova ad essere compresa all’interno di una più vasta. Le vite più diverse di un notaio dell’Ottocento, di un compositore tra le due guerre mondiali, di una giornalista degli anni 70, di un clone del prossimo futuro si rivelano allo spettatore mirabilmente legate. Un progressivo intrecciarsi che fa luce su una trama dell’esistenza che ci comprende, al di là di ogni nostra comprensione. Capolavoro, per tutti quelli che credono nel potere delle gocce del mare.