Clip dal libro Canone Inverso. Per una teoria generale dell’arte
“Insegnando da diversi anni in quelle singolari istituzioni chiamate Accademie di Belle Arti mi sono sempre posto la medesima questione messa in evidenza dal collega Federico Ferrari: «Nelle nostre aule spesso si impartiscono lezioni magistrali di metodologia, di storia, di tecniche della propria disciplina, ma si tralascia di mettere sotto la lente di ricerca che cosa sia l’oggetto del proprio lavoro». Lavorando in un luogo dove l’arte si starebbe formando e dove io stesso sono chiamato a contribuire a questa formazione, mi sono sempre trovato un po’ a disagio, perché ciò che dovrei insegnare – ciò che tutti i miei colleghi sono chiamati, in una certa misura, a trasmettere – è il senso dell’arte.
La cosa più bella che mi sia accaduta in questi anni è l’aver fatto esperienza di una risonanza (esperienza rarissima nelle altre istituzioni universitarie) tra docenti e studenti, tra teoria e messa in opera. Ho capito che, oltre a trasmettere principi, teorie, esempi, era altrettanto interessante osservare come tutto quanto insegnato veniva trasformato, rifiutato, innovato dalle loro prime opere. È quanto mi è accaduto in diverse occasioni, come nel caso della mostra “Studium. Topografia dell’aura” di Alessandra Chiffi e Giancarlo Mustich” (Canone Inverso. per una teoria generale dell’arte, p. 75)