Interstellar e l’estetica del “canone inverso”
Interstellar è un grandissimo film: direi epocale. Ma lo è non per la trama (lo stesso Nolan ha ammesso i buchi nella sceneggiatura e se ne frega), o per gli effetti speciali. Interstellar è epocale perché si presenta come una perfetta incarnazione di quel “canone inverso” (Il cinema di Nolan, del resto, nel mio libro “Canone inverso“, viene discusso proprio in questi termini) che mette insieme cinema e arte contemporanea, la fruizione temporale e la fruizione “archivistica”. Da questo punto di vista, Interstellar è letteralmente un manifesto: il tempo qui si trasforma in un archivio e la dimensione che abiteremo sarà sempre più quella del suo uso (esemplari le scene finali dedicate alla libreria). Per questi motivi, lo stesso film è costruito come un archivio di film. Ormai leggo da giorni dibatti su “trama sì o trama no” o su “eccessi e pecche di scrittura e effetti speciali”. Bisogna guardare altrove, superando i vecchi canoni.