Gardner su Kiefer: una “clip” da Anatomia della bellezza
“Gardner su Kiefer: «Non riuscivo ad apprezzare quei paesaggi aridi – li trovavo brutti o, nel migliore dei casi, un commento alla bruttezza. Forse quelle opere potevano evocare come descrizione la parola timore, ma più nel senso dell’orrore che della riverenza. Però qualcosa in quelle opere mi ha spinto – o forse addirittura costretto – a tornare a visitarle. E ora apprezzo molto il lavoro di Kiefer. Farei di tutto (l’ho fatto) per andare a vedere un’istallazione delle sue opere. Le considero belle e ho quei brividi di piacere a dimostrarlo! Ovviamente non è cambiato Kiefer […], sono cambiato io».
Dalle parole di Gardner emergono delle cose estremamente rilevanti ai fini della nostra indagine: la bellezza artistica può facilmente deludere i nostri interessi consolidati che ci definiscono e tuttavia invita, al tempo stesso, a ritornare su questa delusione. L’opera, in questo caso, ci inviterebbe a rivisitarla e a prendere nota. Ritorniamo sull’opera, ma in realtà stiamo ritornando su noi stessi”. (Anatomia della bellezza, pp. 44-45)