2009. L’estensione dell’anima. Origine e senso della pittura

ariemmapittura1 Tommaso Ariemma – L’estensione dell’anima. Origine e senso della pittura

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 Roland Barthes ha suggerito due possibili fonti della pittura: la scrittura e la cucina. Il presente studio le indaga entrambe, rivolgendosi all’opera pittorica sia come sopravvivenza, traccia di ciò che è svanito, sia come offerta, nutrimento per chi ne fa esperienza. Con l’espressione “estensione dell’anima” non si vuole indagare altro che questa soglia a cui la pittura dà luogo, dove la sua origine e il suo senso non fanno che rinviarsi. Servendosi dei risultati più originali e interessanti del pensiero contemporaneo (da Benjamin a Merleau-Ponty, da Deleuze a Nancy, da Didi-Huberman a Stiegler) e attraversando le opere pittoriche più significative (da Lascaux a Caravaggio, da Manet a Van Gogh, da Bacon a Lucian Freud), Tommaso Ariemma tenta di pensare la verità della pittura, cioè la sua esposizione, per pensare anche, e soprattutto, il destino dell’immagine e il nostro rimanere al mondo.


5 Risposte to “2009. L’estensione dell’anima. Origine e senso della pittura”

  1. il vostro libro letto in pochi giorni,nel vostro anno in accademia a lecce,mi ha entusiasmato davvero molto!siete un prof da invidiare!in bocca al lupo!

  2. Grazie cara Francesca, spero di ritornare in qualche modo nella vostra accademia. Sono io ad invidiarvi 🙂

  3. Ho letto di recente il suo libro “L’estensione dell’anima”, incontrato, mi perdoni la sincerità, casualmente, attraverso i meandri di un percorso di studio sulla Storia dell’Arte Contemporanea, ancora non concluso. Molti spunti, stimolati dalla lettura, sono emersi e volevo ringraziarla per questo. Per quanto l’argomento sia probabilmente molto più ampio e meriterebbe ancora molte più sfumature ed elementi da toccare.
    Lavoro in un teatro a Lecce, Astragali Teatro, e non so se lei ha avuto mai modo di venirne a conoscenza. Siamo vicini a molti dei filosofi da lei citati, e personalmente pur non avendone ancora una buona conoscenza, ne riconosco l’importanza e lo stimolo che essi esercitano sul nostro lavoro, come Benjamin o Deleuze, o ancora Nancy.
    La specificità della questione dell’immagine è potrei dire, un piccolo tormento personale che si incontra con la questione del teatro, essendo noi attori, immagini di noi, allo stesso tempo fuori da noi, non più noi, ma riflesso.
    la questione è molto più complessa e complicata, ed io già mi perdo, nel tentativo di una scrittura “in blog”, alla quale rifuggo.
    Volevo solo ringraziarla per alcune suggestioni, cercando di seguire anche il suo lavoro di ricerca

  4. Cara Iula, la ringrazio molto. Sono felice che il mio lavoro le abbia dato degli spunti. Cercherò di fare una visita al teatro, appena posso. Purtroppo sono spesso in viaggio tra Lecce, Perugia, Napoli e mi risulta sempre più difficile prendermi delle sane e belle pause

  5. Capisco la frenesia degli spostamenti e la moltidudine delle cose da fare, la invito comunque il 5,6,7 maggio a vedere il nostro spettacolo presso il Paesiello di Lecce, magari può farsi una idea del nostro lavoro
    ma non la prenda come una pausa
    Sul nostro sito ci sono molte informazioni sui nostri spunti filosofici e non, potrebbe essere interessante
    buon lavoro
    iula

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