La filosofia e la cattura paradigmatica. Riflessioni a margine de “L’estensione dell’anima. Origine e senso della pittura”
Un pensatore a me caro ormai da più di qualche anno, ovvero Alain Badiou, assegna alla filosofia un compito molto speciale: quello della cattura. La filosofia secondo Badiou cattura “verità”. Che si producono nell’arte, nella politica, nell’amore, nella scienza. Secondo il filosofo francese, la filosofia farebbe una sorta di inventario delle verità. Questo era quello che spiegavo ai miei studenti come collaboratore della cattedra di Filosofia e storia della cultura. Nelle aule e soprattutto per strada, spiegavo che la filosofia era possibile, come un esercizio di cattura delle fratture che si producono nel quotidiano. Sì, per strada, avendo il sottoscritto [nella foto in alto – cliccare per ingrandire] preso parte a quel singolare e audace momento della protesta studentesca, quando mostrava il suo volto più intelligente e creativo. Sostenevo che la filosofia era possibile, che poteva avere, proprio seguendo il principio della “cattura” di Badiou, presa diretta sul reale. Tutto questo prima del riflusso dell’Onda (dei geni quelli che hanno pensato a questo nome, segnando in tal modo già il destino del movimento). Era novembre e mancava poco alla stesura finale del mio libro, in uscita ad aprile nelle librerie: L’estensione dell’anima. Origine e senso della pittura. [cliccare sull’immagine in basso per accedere alla pagina dell’editore, presso il quale è già acquistabile].
Pensai che il discorso di Badiou si poteva estendere e insieme rivedere. La filosofia può catturare anche il senso di una procedura come l’arte, non solamente un suo momento. Il senso inteso come direzione, come verso. Pittura signifca puntura, urto: la filosofia doveva urtare. Pittura significa anche, e da sempre, rottura dell’ordine della visibilità. Anche la filosofia doveva fare questo. La filosofia poteva operare una cattura della pittura, come se si trattasse di un paradigma? Mi sono detto che era una cosa fattibile e che anzi, diversi filosofi, prima di me, l’avevano fatto. Platone con la tessitura, Aristotele con la tavoletta di cera, Galilleo con il Libro della Natura, Nietzsche con la musica. La filosofia, mi sono detto, rilancia, re-istituisce, non le cose, ma il loro paradigma. Può operare una “cattura paradigmatica”. Da questa consapevolezza nasce la mia indagine sulla pittura. Un rilancio inattuale e, per questo motivo, potente, spiazzante. Nell’epoca del dominio dell’immagine spattacolare bisogna rilanciare l’immagine pittorica, il suo senso. Ai miei lettori il giudizio sul mio tentativo.
Buon giorno Tommaso!
avevo lasciato un commento prima ma mi sono dimenticata di complilare i campi obbligatori così ho perso tutto, ci riprovo…
innanzitutto mi complimento con te per la tenacia espressa nel divulgare (megafono in mano) tutto ciò che la passione verso la bellezza in ogni sua forma ti porta ad esporre e questo volere “catturare” ciò che può imprimersi anche su una tela mi fa ricordare il film. L’attimo fuggente” in cui ciò avviene con la poesia che è la forma di espressione più libera esistente…
poesia e pittura possono unirsi creando così intrecci che lasciano ampio spazio (ma anche una ferrea presa) ad un’occhio rapace affamato…:)
ciao
carla said this on marzo 17, 2009 a 11:13 am
Anche i tuoi scritti mi sembrano molto adatti al mio percorso. Grazie di essere passato.
Elisabetta
Elisabetta said this on marzo 17, 2009 a 7:50 PM
Grazie del commento che hai lasciato. Ho appena scoperto il tuo blog, ben fatto, e l’ho segnalato sul mio.
Saluti
Angelo
Angelo Bottone said this on marzo 18, 2009 a 10:55 am
ho letto il commento che hai lasciato da me…e sn contenta che ti sia piaciuto quello che ho scritto:)…di filosofia sò poco e niente…ma sn pronta a impare qlk..
Auro una buona serata
follementepazza said this on marzo 20, 2009 a 9:04 PM
La filosofia per strada, mi piace!
Sull’Onda: è vero che suo destino è rifluire, ma può anche farsi carsica e ricomparire all’improvviso…
md said this on marzo 21, 2009 a 11:21 am
Sn d’accordo in qll xiodo la protesta poteva essere considerata intelligente,lo scopo era qll di portare i nostri studi anke fuori dall’università,ma poi pian piano la cosa è degenerata fino a ritrovare oggi una chiusura paradossale “una piccola facoltà incastrata nella grande università”.fRS le motivazioni di qlcn sn giuste o frs no, ciò ke xò è troppo evidente è ke il risultato ottenuto non corrisponde alle ragioni iniziali.Qll ke hai fatto tu x strada è stato significativo ,ed è stato bello vedere anke diversi prof aderire all’iniziativa.Mi incoraggia vedere te impegnato in altri e numerosi progetti ugualmente importanti,mi fa pansare ke non è mai troppo tardi,ke è possibile studiare, apprendere,e fare ricerca in tantissimi altri modi.
stefy said this on marzo 24, 2009 a 7:19 am